Didattica sui temporali a V. Il caso dei temporali sullo Ionio del 23 Settembre 2009

Guardando il meteosat già da ieri era possibile osservare una enorme cella temporalesca, ferma sullo Ionio, in costante rigenerazione. Nonostante questa cella temporalesca, che da ieri era visibile dal sat sullo Ionio, non abbia interessato la Sardegna è importante soffermarci un minimo ad analizzarla, capendo la sua origine e quanto possano essere dannosi fenomeni di questo tipo qualora si verificassero sulla costa.

 

Il pericolo di un temporale a V, come quello che da ieri si rigenera attorno alla Sicilia, deriva dalla persistenza e dalla posizione stazionaria che assume.

Si alimenta grazie al calore rilasciato dal mare e la costante ascesa dell’aria è permessa da 2 fattori, uno è una convergenza nei bassi strati e il secondo è la presenza del così detto jet stream o corrente a getto, alla quota di 300 hPa, circa 9000 metri di quota.

  

La convergenza nei bassi strati può essere data da 2 masse d’aria che si scontrano, con angolo di incidenza di qualche decina di gradi. In questo caso la massa d’aria che arriva da sinistra è solitamente più veloce di quella che arriva da destra e gradualmente il temporale evolve verso oriente. Ma se le 2 masse d’aria incidenti hanno velocità simili, il temporale rimane stazionario.

In seguito alla convergenza si verifica un accumulo di aria in un punto preciso e l’unica strada che questa può prendere per defluire è quella verticale, iniziando a salire.

 

Vediamo un chiaro esempio in questa carta dei venti al suolo del 23 Settembre 2009 , che vede correnti di scirocco scontrarsi violentemente contro un muro di aria in arrivo da ovest.

 

 

 

Il secondo ingrediente è la Corrente a Getto, una sorta di vento molto forte e circoscritto alle alte quote, che contrasta con i venti deboli alle basse quote. La corrente a Getto effettua una sorta di aspirazione di aria più lenta dai bassi strati favorendo l’ascesa delle masse d’aria. La direzione della corrente a getto è segnalata dalla direzione di spostamento della incudine.

 

In questa immagine del 23 Settembre 2009, vediamo la presenza di un corridoio di forti venti a 300 hPa (44 metri al secondo), proprio nella zona in cui si è originata la cella temporalesca.

 

 

Ad alimentare il temporale già formato, si aggiungono anche il calore latente di condensazione, rilasciato all’interno della nube, dall’aria in ascesa, che gradualmente condensa e che rende il nucleo della nube più caldo dell’aria circostante.

 

Tutti questi elementi fanno si che si sviluppi un super temporale, anche in mancanza di un notevole gradiente termico in quota. Infatti in queste situazioni non sono presenti alle alte quote valori molto bassi di temperatura. La convezione non è perciò l’ingrediente fondamentale di questi temporali. Ne è una prova la mancanza di celle secondarie, nel lato sinistro rispetto alla linea di convergenza dove teoricamente dovrebbe trovarsi aria più fredda.

 

Un altro elemento fondamentale per la durata notevole di questi temporali è la mancanza di interferenze da parte delle correnti discendenti nelle zone piovose (downdrafts), sulle correnti ascendenti (updrafts). Questa è la ragione che limita nel tempo i temporali termo convettivi pomeridiani. Le correnti fredde di downdrafts seguono il flusso principale alle basse quote e si spostano nella direzione opposta a quelle calde ascendenti.

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